BENEDETTO LIGORIO
Conservate presso l’archivio storico di Sarajevo e Bosnia ed Erzegovina, le carte di Laura Papo Bohereta costituiscono un importante patrimonio culturale del femminismo della tarda modernità, che vedeva nelle donne europee askenazite e sefardite le pioniere di un vasto movimento di emancipazione e rivendicazione dell’identità di genere nel solco delle rivendicazioni socialiste per i diritti dei lavoratori. Nell’ideale Pantheon si collocano tra le tante femministe di origine ebraica la socialista rivoluzionaria Fajga Chaimovna Rojblat, la social-democratica Aleksadra Domontoviča (nota come Aleksandra Michaelova Kollantaj), la spartachista Rosa Luxemburg, la socialdemocratica Anna Il’inčina Ul’Janova (anche nota come Anna Elizarova) e la socialista Anna Moiseevna Rozenštejn (madre del socialismo italiano, nota come Anna Kuliscioff).
Laura Papo, nata a Sarajevo con il nome di Luna Levi il 15 marzo 1891 non apparteneva a quella che solitamente si considera la grande élite economica ebraica, bensì era parte di un modello di piccola borghesia con buon livello di istruzione, nella migliore tradizione ebraica europea. Il padre, Juda Levi era infatti un mercante bosniaco, trasferitosi a Istanbul agli inizi del ‘900, dove fioriva una comunità sefardita con un’ottica pienamente europea. Qui Luna cambiò il proprio nome in un più europeo Laura e frequentò la scuola dell’Alliance Israélite Française. Al suo ritorno a Sarajevo, arricchita dall’apporto culturale della formazione francese di spirito laico e positivistico, avviò un meticoloso lavoro di conservazione del patrimonio culturale immateriale sefardita e del folklore ladino balcanico, a cui associò una paziente opera di traduzione di alcuni capolavori europei. Con lei la letteratura francese visse una nuova primavera in Bosnia grazie alle sue traduzioni di Jules Verne e di M.me Emile de Girardin. Fu una scrittrice e una drammaturga di rara raffinatezza e prolificità (negli anni Trenta Laura Papo produsse ben 7 commedie). Tra i suoi appunti raccolse racconti popolari e proverbi in ladino, l’antica lingua degli ebrei spagnoli, portoghesi e dell’Italia meridionale, migrati nei Balcani a seguito delle persecuzioni del XVI secolo.
Congiuntamente alla sua attività di letteraria fu un grande attivista a sostegno del diritto al lavoro delle donne e all’emancipazione dalle convenzioni sociali. La maturazione di una coscienza politica, affinata nella formazione fortemente influenzata dalla cultura francese, dal panslavismo congiunta a marcati elementi socialisti, nonché pregna di idealità universalistiche, diviene manifesta con un suo articolo pubblicato in tedesco sul “Bosnische Post” nel 1916 dal titolo “Die Südslavische Frau in die Politik” (le donne slave del sud in politica). Sullo stesso giornale Laura pubblicò un articolo dal titolo “Die Spanolische Frau”. Tornò a scrivere nel 1924 con un articolo per la rivista “Jevrejski život” in risposta a un racconto di stampo conservatore dello scrittore Avram Buki il quale sosteneva che l’istruzione e la presenza delle donne nelle scuole avesse avuto un impatto negativo sullo sviluppo della personalità delle giovani. Attraverso un artifizio letterario Buki paventava che le donne desiderose di ampliare i propri orizzonti e di istruirsi non dimostrassero più alcun interesse nella vita domestica. In altre parole l’istruzione le sottraeva alla funzione di casalinghe.
In punta di penna tagliente Laura non perse l’occasione per riaffermare la dignità della donna e al contempo di rivendicare il ruolo dell’identità di genere sulle prerogative patriarcali confessionali e pubblicò un articolo dal titolo “Madres” firmandolo con pseudonimo Bohoreta (riprendendo uno personaggi letterari creati da Buki). La polemica letteraria si impregnava di valori alti e politici e assumeva, dunque, importanti tratti di rivendicazione sociale. La Papo demolì una dopo l’altra le posizioni conservatrici di Buki riguardo alle donne e al contempo congiunse l’identità di genere con l’identità etnica, sottraendo abilmente a Buki lo strumento della rivendicazione culturale tradizionale.
Due pagine della Haggaddah di Sarajevo (XIV secolo)
Laura infatti decise di utilizzare il ladino, lingua giudeo spagnola, nella variante Balcanica. Era infatti fermamente convinta che le donne dovessero essere istruite, dovevano cioè utilizzare la modernità per conquistare maggiori responsabilità sociali. Nel 1931, convinta dal un noto scrittore e intellettuale sefardita di Sarajevo, Vito Kajon, a capo della Società “la Benevolencia”, iniziò a scrivere un saggio dal titolo “La mužer sefardi de Bosna” Bohoreta nel suo libro descriveva in dettaglio usanze, la moda, la cucina tradizionale, le virtù e le peculiarità caratteriali, talvolta spigolose, delle donne sefardite, sottolineando i valori tradizionali che dovrebbero essere preservati e consegnati alle giovani generazioni. Allo stesso tempo ha dato sostegno e incoraggiato le donne a volgere a proprio vantaggio la modernità rivoluzionando il modo di concepire l’impego familiare e spingendole ad un ruolo da protagoniste nella società civile. Nelle sue opere, l’obiettivo sociale e pedagogico è quello di istruire le donne attraverso esempi di situazioni comuni. Congiungendo coraggio e forza, per soddisfare i bisogni familiari e al contempo acquisire ruoli di primo piano, sottraendosi al giogo del tradizionalismo patriarcale. L’obiettivo di Laura Papo era dimostrare che ogni donna può essere madre e allo stesso tempo lavorare senza alcun rimorso, essere madre e persona responsabile nella vita sociale significava per la scrittrice sefardita portare a pieno compimento il ruolo peculiare di pluralismo culturale tipico del sefarditismo, da sempre caratterizzato da un forte elemento di apertura alla società circostante e al contempo di orgoglio per la propria specificità culturale.
Laura Papo visse tutta la complessità e la tragicità della prima metà del XX secolo: dopo la Grande Guerra, affrontò da sola le avversità della vita, il marito Daniel venne in un ospedale psichiatrico, sostentò i suoi due piccoli figli Leon e Kokija nel pieno della Grande Crisi e aiutò le sorelle nelle loro attività economiche. La Seconda Guerra Mondiale e la persecuzione degli ebrei da parte degli Ustaša e dei nazifascisti ebbero per lei risvolti tragici. I suoi due figli morirono per mano degli Ustaša alleati dei fascisti e dei nazisti mentre venivano deportati nel campo di concentramento di Jasenovac. Laura non sopravvisse al trauma, si spense nel 1942.
Nei suoi articoli e nelle sue opere letterarie ha incoraggiato le donne a trovare la propria strada in ambito artistico, a studiare, leggere, scrivere e non rinunciare a sviluppare la propria personalità. I diritti delle donne e il loro diritto al lavoro per Laura Papo non dovevano dipendere dall’ambiente sociale e culturale di partenza. La Bohereta auspicava che le donne dovrebbero dovuto conquistare l’autosufficienza economica (in tal senso capitalizzando e universalizzando la propria esperienza personale) e infine nutrire dentro di sé un forte desiderio di crescita intellettuale permanente.
Benedetto Ligorio
Bibliografia:
• Koch M., Lost–Regained–Revised: Laura Papo Bohoreta, Sephardic Women in Bosnia, and Transcultural Survival Strategies in Memor, «Studia Judaica» 41 (2018).
• Nezirovič M., Sefardska Žena u Bosni, Connectum, 2005.
• Papo E., Laura Papo-Bohoreta: Kommentierte Forschungsbibliographie zum literarischen Werk einer bosnischen Sefardin, «Transversal: Zeitschrift für Jüdische Studien» 13 (2/2012)
• Papo E., Entre la modernidad y la tradición, el feminismo y la patriarquia: Vida y obra de Laura Papo ´Bohoreta, primera dramaturga en lengua judeo-española, «Neue Romania» 40 (2010).
• Večerina J., Laura Papo Bohereta, EAE, 2017.
• Todorić G., Laura Papo Bohoreta na razmeđi tradicionalnog i modernog ženskog sefardskog pisma, «Teorijski diskursi savremene ženske culture», 2 (2019).
Fuente: avantionline.it