Ferrara e le Marche unite nel nome di Doña Graçia di Cristiano Bendin

Figura chiave del Rinascimento europeo, è protagonista (assieme a molti altri personaggi) dell’ultimo libro di Vittorio Bendaud.

E’ da pochi giorni in libreria (acquistabile anche tramite le varie piattaforme web) ’Il viaggio e l’ardimento’ (LiberiLibri, 2020), l’ultimo libro di Vittorio Robiati Bendaud, studioso di ebraismo, saggista e docente.

Il suo libro è incentrato sulle Marche, ma sono molti i rimandi a Ferrara: ci può spiegare perché non è un caso?

«I legami tra Ancona e Ferrara arrivano ai giorni nostri. Si pensi a Franca Ascoli, storica presidente della comunità marchigiana, o a Giuseppe Ascoli, che fu l’ufficiante della sinagoga di Ancona, ambedue di origini ferraresi (con cognome marchigiano). Si tratta di due comunità affini, poiché plasmate da una doppia anima, italiana e sefardita. Non troppo distanti, entrambe furono attrattivi e vitali centri di studio della Torah. Circa la signora Franca (gran cuoca), la zia di sua mamma era quella famosa Benvenuta Ascoli (Nuta), celebre a Ferrara per le sue leccornie, che aveva nei manicaretti prodotti dal signor Levi un temibile concorrente».

Una figura centrale nel libro è quella di Graçia Nasi. Può parlarcene?

«Doña Graçia non smette di sorprendere, non solo in relazione all’epoca in cui visse. Novella Ester biblica, si rivelò un’eroina indomita e lucida, coniugante fascino, potere, fede, cultura e strategia. È a lei che si deve la ricostruzione di Tiberiade; l’edificazione delle mura della Città Vecchia di Gerusalemme da parte di Sulimano il Magnifico; il ritorno in massa degli ebrei in Eretz Israel a metà del XVI secolo; il consolidamento dei cenacoli qabbalistici di Saféd in alta Galilea; l’embargo del porto pontificio di Ancona da parte del sultano contro papa Paolo IV; la costruzione della sinagoga di Pesaro; l’arricchimento degli arredi liturgici delle sinagoghe anconetane; la stampa della Biblia Española -o “di Ferrara”-. Pubblicamente ritornata all’ebraismo, trascorse parte della sua vita nella città estense, per poi recarsi presso la Sublime Porta. Quando morì, in molti composero per lei elegie sinagogali».

C’è un altro legame con Ferrara: la prefazione di Vittorio Sgarbi. Perché questa collaborazione?

«Sono grato, per la bella prefazione, a Vittorio Sgarbi, intellettuale geniale, dirompente e generoso. Il suo impegno nelle Marche per valorizzarne, tutelarne e promuoverne l’eccezionale patrimonio artistico e culturale ne fa un benemerito. Dopo l’orrore del sisma del 2016, irrisolto dal passato e presente governo e aggravato da una burocrazia persecutoria e paralizzante inflitta ai terremotati, la sua mostra “Capolavori sibillini, l’arte nei luoghi feriti dal terremoto”, assieme ad altre iniziative, fu un colpo di genio. Urbino, inoltre, ha appena ospitato un’altra sua mostra d’eccezione, quella su Baldassar Castiglione. Sgarbi, inoltre, è un sincero amante dell’ebraismo e di Israele, di cui è dichiarato sostenitore e difensore. Ricordo che l’idea del Meis fu anche sua, e al riguardo molto si spese».

Pure l’editore è marchigiano.

«Tra gli amici comuni c’è Aldo Canovari, intellettuale straordinario, nume tutelare e araldo della cultura liberale in Italia (già per questo un eroe!), ossia il mio editore. Liberilibri è, infatti, una prestigiosa piccola casa editrice italiana con vesti editoriali raffinatissime e pubblicazioni d’eccellenza».

Ferrara e Ancona: due antiche e gloriose comunità ebraiche che, oggi, devono fare i conti con numeri esigui e altri problemi di sopravvivenza. Qual è il segreto per un rilancio?

«La fantasia! Le comunità ebraiche vivono se c’è lavoro e studio della Torah: è l’unica ricetta per salvare il presente, perché si salva il futuro. Altrimenti, il resto, pur prezioso e rispettabile, si erode. Il turismo -ebraico e no, nazionale e internazionale- crea dinamismo e lavoro. E il turismo riesploderà, ripensato, dopo il Covid19. Questo particolare turismo è realizzabile, perché abbiamo tutto: arte, fede, memoria, Medioevo e Rinascimento, storie di amore e odio, di integrazione e persecuzione, enogastronomia. Al turismo s’accompagna il kasher, essenziale per l’ospitalità ebraica, nonché interessante volano economico per le aziende -piccole e grandi- dei nostri territori. Da incentivare, poi, le convenzioni tra gli atenei israeliani e quelli marchigiani e ferrarese, con scambio e ricezioni di studenti, svecchiandoci. Oggi più che mai si deve osare, dato che sovente i percorsi sinora imboccati vanno esaurendosi».

Quali sono i personaggi del libro che possono intrigare di più il lettore?

«Immanuel da Roma, stilnovista della prima ora, ancora oggi chiacchierato in taluni ambienti rabbinici; Estellina Conat, la prima stampatrice al mondo, un’intellettuale d’avanguardia, come pure l’intrepido stampatore Ghershon Soncino; Amato Lusitano, il grande botanico e studioso di medicina, che visse anche a Ferrara; il medico e rabbino Shimshòn Morpurgo, autorità rabbinica di vaglia, che salvò Ancona da una mortifera epidemia influenzale».

Fuente: ilrestodelcarlino.it

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